Se solo potessimo intuire le meraviglie che sono nascoste nell’animo del bambino, ne rimarremmo stupefatti e niente sarebbe più come prima. Attraverso quella scoperta, avremo scoperto anche qualcosa in più su noi stessi.
Credo che l’essenza dell’insegnamento sia proprio in questo attendere che il meglio si manifesti… e possiamo essere sicuri che questo “meglio” supererà sempre le nostre aspettative.
Che ruolo ha l’adulto in questo “attendere”? L’adulto osserva, guida, seleziona esperienze, ridirige le energie e prepara l’ambiente in cui poi il bambino può svilupparsi.
Ma, ad un livello più sottile, l’adulto non solo prepara l’ambiente.
L’adulto è l’ambiente del bambino.
I bambini infatti assorbono pensieri, sentimenti ed energie e il modo in cui noi li pensiamo li influenza profondamente. Se sono pensati con amore, potranno crescere. E non appena scrivo questo, penso a quanto oggi sia poco diffusa questa parola nella scuola.
Amore. Non è scientifico, direbbero. Non è ripetibile in situazioni diverse e non può produrre risultati confrontabili.
Ricercare amore
Alcuni anni fa una bambina della mia classe faceva continuamente cose diverse da quelle che proponevo. Parlava a voce alta mentre io raccontavo delle storie; se proponevo di scrivere, chiedeva di dipingere. Se stavamo tutti rilassandoci, in silenzio, si alzava per andare a bere e lo faceva rumorosamente, succhiando con gusto. Se praticavamo Yoga, lei si allontanava e giocava con altri oggetti.
Che cosa otteneva? Che io la dovessi seguire e osservare, che le parlassi da vicino, dandole un’attenzione speciale. Un giorno ho sentito così profondamente questo suo bisogno che mi ha commosso.
Offrire amore
Nel nostro sistema educativo l’insegnante, dopo aver colto e “sentito” le motivazioni più profonde che muovono i bambini a comportarsi in un certo modo, sceglie di agire per aiutare individualmente il bambino ad espandersi. E lo fa in un modo unico, personale.
Nel mio caso, ho deciso di mostrarle ancora di più amore, accettazione e supporto, con gesti e parole. Già dopo il primo giorno era cambiata, il viso rilassato e più sereno; piano piano quei comportamenti sono scomparsi.
L’amore in campo educativo è scientifico, per tante ragioni. Eccone alcune:
L’amore ci impegna a non fermarci all’apparenza: per poter sentire cosa stesse provando la bambina, ho dovuto rinunciare a giudicarla. Ho potuto così per un momento essere libera di sentire “da dentro” quello che lei provava: solitudine, bisogno di considerazione e di “essere vista”. L’insegnante, come lo scienziato, indaga e non si ferma alle apparenze. Nel caso dell’insegnante, lo strumento usato è l’intuizione.
L’amore ci offre un nuovo punto di osservazione: se sviluppiamo l’empatia, saremo pian piano sempre più capaci di sentire la realtà del bambino per quello che è. Un punto di partenza necessario per ogni insegnante che voglia comprendere i suoi studenti in modo sereno, oggettivo.
L’amore è progettuale: quando si coglie un bisogno e si desidera fortemente portare un cambiamento, si cercano le soluzioni. L’atteggiamento scientifico ci spinge a farlo in modo mirato e organizzato. Ci spinge a studiare chi ha affrontato situazioni simili, a cercare mezzi concreti per attuare le soluzioni, a metterle in pratica e a verificarle.
Troppo spesso oggi i bambini si sentono osservati nelle loro limitazioni e valutati per ciò che non riescono a fare. È ora di restituire all’educazione il compito sacro che da sempre ha avuto, di far emergere il meglio da ogni bambino.
Formare nuovi educatori
Per farlo insegnanti, educatori e genitori devono prendersi un tempo dedicato. È quello che noi facciamo con la nostra formazione Educazione Vita Equilibrata, che diviene un’occasione di ricarica personale e pedagogica.
Lucia Albanesi è un’educatrice professionale in una comunità per minori nelle Marche, che ha frequentato alcuni anni fa un nostro corso base.
Alcuni giorni fa ci ha inviato questa testimonianza sulla formazione che vogliamo condividere con voi:
“ …Un corso illuminante, che dovrebbe essere “obbligatorio” per tutti gli insegnanti-educatori. Lo consiglio vivamente a tutte le persone che lavorano con i bambini.
La prima cosa che ho appreso è stata quella di imparare a lavorare sulla mia centratura, trovare attraverso la meditazione un centro dentro me stessa di calma e di armonia. I bambini spesso ci fanno da specchio e insegnanti isteriche, agitate, scontrose, di rimando alle loro emozioni negative avranno a che fare con bambini irrequieti.
La seconda cosa che ho imparato è stata quella di provare a focalizzare l’attenzione sui punti di luce dei bambini- ragazzi, ovvero sulle risorse, sui punti di forza, anche se minimi in certe situazioni, perché i bambini-ragazzi per sviluppare le loro qualità latenti hanno bisogno di qualcuno che creda in loro.
La terza cosa appresa, che sembra scontata ma non lo è, è che un educatore-insegnante ha il difficile compito di aiutare i bambini a sviluppare quelle qualità interiori (calma, gioia, rispetto di sé, rispetto degli altri, solidarietà, empatia, volontà, concentrazione, ecc…) che gli permetteranno di vivere serenamente e di creare una realtà più positiva. Ma anche in questo caso ritorna il dovere dell’insegnante di lavorare su se stesso e di incarnare e vivere in prima persona ciò che vuole trasmettere …”
Graziella Fioretti
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